In Italia l’artroscopia dell’anca sta prendendo sempre più piede, come si è verificato nel passato prima per il ginocchio e poi per la spalla, grazie all’innovazione tecnologia delle tecniche mini-invasive artroscopiche che permettono oggi di trattare e risolvere precocemente patologie degenerative articolari che nel passato recente venivano trattate in modo non risolutivo con metodi conservativi.
Questa repentina ascesa dell’artroscopia dell’anca è dovuta anche alle notevoli similitudini anatomiche che caratterizzano le articolazioni della spalla e dell’anca. Entrambe queste articolazioni, denominate enartrosi, sono composte, come gli snodi meccanici, da una testa da un lato e da una concavità dall’altro.
Come avviene nella spalla, anche nell’anca si possono sviluppare degli ispessimenti ossei sui due capi o versanti articolari (collo femore da un lato, cavità acetabolare dall’altro) (Filmato 1 e 2).
Le cause sono costituzionali, morfologiche, legate al tipo di attività che un individuo svolge nella quotidianità oppure traumatiche.
I sintomi principali che presentano le persone affette da queste patologie articolari e periaricolari dell’anca sono: limitazione della motilità articolare, soprattutto della rotazione interna ed esterna e dolore alla stazione eretta prolungata o quando si eseguono attività particolari come quando si sale in bicicletta o su di uno scooter.
Spesso inizialmente i dolori irradiati in regione inguinale possono essere confusi per una pubalgia o per un’ernia inguinale. Questa difficoltà diagnostica iniziale può comportare la cronicizzazione di un’alterata fisiologia e motilità articolare con lo sviluppo di lesioni precoci della cartilagine. L’artroscopia dell’anca consente di eliminare queste sporgenze o “speroni ossei” su entrambi i versanti articolari (vedi sotto: rdx anca) con una invasività minima, cosa questa importantissima se raffrontata con le tecniche “a cielo aperto” cruente e soprattutto caratterizzate da un post-operatorio prolungato e complesso.
Mediante l’artroscopia dell’anca inoltre, si stanno aprendo nuovi orizzonti per il trattamento diretto delle lesioni cartilaginee precoci con indubbi vantaggi in termini prognostici nella popolazione giovane ove è possibile recuperare la fisiologica “performance” articolare e ritardare significativamente l’utilizzo delle protesi d’anca.
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